Il fuoricampo
L'orrore disinformato
La funzione disvelatrice dello "sguardo"
della macchina da presa nasconde in sè una dimensione che si presenta
subito come inquietante. Registrata dall'obbiettivo e coincidente con
quella assimilata dal nostro occhio durante la fruizione, si distingue
- è ben noto - come qualcosa di parallelo e differente. A questa
realtà selezionata e costretta dalle severe pareti della cornice
- o, per dirla alla Bazin, realtà centrifuga inserita in
un occultatore mobile (Pittura e cinema, 1950) - se ne aggiunge
un'altra, pulsante proprio al di fuori di questa, che prende il nome di
fuoricampo, una delle componenti più accattivanti del linguaggio
cinematografico. La sua indeterminatezza e la sua qualità di territorio
sconosciuto, antitetico a quello racchiuso dal quadro, lo caratterizzano
come ingranaggio inceppato di un meccanismo che si propone di mostrare
e informare.
Forzando leggermente il discorso si può affermare che il fuoricampo
rappresenti una parentesi oscura e minacciosa nel testo filmico, acquistando
in questo modo un valore marcatamente angoscioso e sorprendente. A questo
proposito non sono un caso le reazioni di stupore del pubblico del primo
cinema muto di fronte ai primi piani (che sottolineavano la "necessaria"
esistenza di una realtà aggiuntiva a quella dello schermo), o di
fronte al "piovere" nell'inquadratura dei personaggi delle prime gag alla
Méliès.
E ancora, evitando l'arida elencazione, si possono citare solo alcuni
esempi rilevanti nei quali il fuoricampo assume la medesima funzione:
e quindi come non ricordare l'automobile che costringe sulla sedia a rotelle
il protagonista di Luna di fiele (1992), oppure le continue percosse
che piombano sul volto di Gabriel Byrne nel quanto mai grottesco Crocevia
della morte (1990); oppure ancora, infine, l'orrore non manifestato
di alcune pellicole di Tourneur (segnatamente quelle della sua trilogia
horror).
Ed è proprio il genere dell'orrore quello che indubbiamente ha
più usufruito di questo espediente, tanto da rendere improprio
qualsiasi tentativo di sintesi. John Carpenter è uno dei registi
che lo ha maggiormente sfruttato. Se da una parte nelle sue opere vi ricorre
spesso per creare colpi di scena di ogni sorta (basti pensare a quel braccio,
ai limiti del ridicolo e completamente decontestualizzato, che ne Il
seme della follia (1995) compare dall'alto dell'inquadratura per "aggredire"
lo scrittore avventuratosi nella chiesa diabolica); dall'altra, il fuoricampo
carpenteriano viene "raddoppiato" e creato all'interno dello stesso piano.
Le pesanti ombre, dalle quali sovente appaiono le sue figure mostruose,
sono pareti oscure che si vanno a sommare ai margini convenzionali ottenendo
il medesimo effetto-sorpresa.
E' comprensibile, quindi, come questo discorso si inserisca in quello
più vasto - che sta alla base del cinema e della sua fruizione
- del visibile e del non visibile, della luce e dell'ombra, del conoscibile
e dell'ignoto.Risultano pertanto inutili sia la differenza che sussiste
tra il fuoricampo in una immagine fissa e in una in movimento, sia quella
successiva proposta da Noel Burch tra fuoricampo 'concreto' e 'immaginario'.
Il movimento della cinepresa che scopre uno spazio ignoto implica necessariamente
una tensione che - come abbiamo giˆ detto - trova il suo apice nel cinema
dell'orrore.A questo punto non rimane che interrogarsi sulla suggestione
che scaturisce da ci˜ che non pu˜ essere percepito visivamente. E' una
disputa annosa che trova in questo periodo nuovi motivi di discussione.
Infatti l'occultazione dell'oggetto detonatore del panico, operata in
The Blair Witch Project (1999), si pone come soluzione alternativa
ad una società dominata dall'immagine, incarnata dalla curiosa
scomposizione dell'inquadratura di alcuni passaggi di American Beauty
(1999) (occhio, videocamera, televisione, che rimandano a loro volta alla
diegesi ed allo spettatore). Disinformazione visiva opposta quindi ad
una iperinformazione. Campo 'versus' fuoricampo. Questi passaggi ci aiutano
a comprendere una tesi quanto mai chiara: non è forse la mancanza
di informazione ciò che al giorno d'oggi ci terrorizza maggiormente?