L'ultima provocazione
Dogma'95
di Dante Cruciani
L'ultimo uscito è il film Lovers di Jean-Marc Barr, che ripropone lo spettro cinefilo del Dogma 95, manifesto di castità cinematografica teorizzato, progettato e stilato da un quartetto di registi danesi capeggiati da Lars Von Trier. Il Dogma 95, in questi anni di fine millennio, rende necessaria una riflessione sull'attendibilità di una simile operazione, ammantata da fervente integralismo, e sulla particolare concezione di cinema che da tale movimento prende le mosse, in contrapposizione alle pellicole 'corrotte' e 'truffaldine' che i firmatari del manifesto pensano abbiano invaso gli schermi dopo la decadenza delle nuove ondate degli anni Sessanta.
Lovers di Barr è un ulteriore capitolo di quella serie di film che rischia di diventare infinita (a seguito dei più famosi anche Frank Mosvold e Sören Kragh-Jacobsen) e che apparentemente risponde ad unici, ben definiti, denominatori comuni. Jean-Marc Barr è attore formatosi con Von Trier e con l'idea di cinema che questi ha portato avanti fino ad arrivare al citato manifesto, ma le pellicole che Barr ha interpretato sono di fatto molto diverse da quello che sostiene attualmente Von Trier: Europa (ma anche Le onde del destino, per quanto riguarda l'artificiosità dei siparietti che riportano i vari capitoli della vicenda, le musiche extra-diegetiche che accompagnano tali raccordi narrativi e la trovata surreal-soprannaturale delle trascendenti campane della redenzione che suonano nell'alto dei cieli, rappresenta tre palesi e gravi infrazioni all'integralista decalogo), con i suoi artifici ottici - il colore che compare in alcune occasioni, la divisione del campo in differenti, e ugualmente nitidi, piani di ripresa - e l'opera di estrema dissoluzione del grado di importanza del contenuto a scapito del protagonismo della forma, è quanto di più lontano dalla filosofia dogmatica al punto che appare normale chiedersi come il regista danese abbia potuto avere un ripensamento altrettanto radicale.
Ciononostante Lovers è forse il film maggiormente aderente, forse per timore reverenziale verso il guru, alle direttive dogmatiche imposte dal quartetto di puristi: per narrare la sua storia di un amore impossibile tra una francese ed un clandestino serbo, Barr si piega a tutte le regole imposte dal manifesto, risultando così ligio, sensibile e perfettamente conscio dell'operazione.