Dominique Paini, Guy Cogeval - Hitchcock et l'art
Dominique Paini, Guy Cogeval
Hitchcock et l'art
Mazzotta, 2001
507 pagine, 35,83 Euro
Dal 6 giugno al 24 settembre scorso si è svolta al Centre Pompidou di Parigi una mostra interamente dedicata ad Alfred Hitchcock e al suo rapporto con l'arte.
Hitchcock et l'Art è infatti il titolo di questa esposizione capace di coinvolgere in un vortice di sensazioni ed emozioni i tanti visitatori che si sono recati nel cuore del Beaubourg parigino. La teoria presentata nel catalogo della mostra, edito in francese ed in inglese da Mazzotta, è quella che il maestro inglese sia stato affascinato dalla pittura a tal punto da trarne spunti determinanti per la realizzazione di alcune immagini presenti nei suoi film. Autore visionario, inquieto e sensibile, dalle conosciute esperienze di disegnatore e scenografo, Hitchcock ha dimostrato una forte affinità con l'arte che va dal Simbolismo al Surrealismo, come evidenziavano le opere in mostra riprodotte all'interno di questo testo dall'affascinante risvolto emotivo: sussiste all'interno delle oltre 500 pagine del catalogo lo spazio in cui confrontare foto di scena e frammenti di film dell'autore con quadri, sculture, manifesti, disegni ed incisioni riproposte all'attenzione dei lettori.
Dipinti che illustrano le visioni da incubo di Poe, autore molto caro al regista, accompagnati da quadri di Dalì o Magritte, per citare i più rappresentativi. A questo proposito bene si evidenzia la connessione tra il dipinto di quest'ultimo, raffigurante una donna in piedi con a fianco un uccello, e la posa di Tippi Hedren in una inquadratura de Gli Uccelli (The Birds, 1963).
Oltre ai già citati influssi percepiti da Hitchcock attraverso le opere artistiche di diverse correnti, non mancano alcune riflessioni relative a quanto le suggestioni del regista abbiano influenzato, e continuino a farlo, molti artisti contemporanei. Basti pensare alla capigliatura femminile dell'italiano Domenico Gnoli ispirata probabilmente a Intrigo Internazionale (North by Northwest, 1959) o ai lavori di Cindy Sherman, da sempre dedicati alla trasformazione del proprio corpo e al linguaggio cinematografico.
Un percorso estetico e immaginario dedicato al cinema e all'arte, a quanto queste realtà insieme abbiano saputo convivere nelle opere del grande regista inglese e al modo in cui sopravvivono ancora adesso attraverso scambi reciproci ed analisi profonde: entrambe simboli di una cultura visiva in continuo divenire.