J. Baxter |
Stanley Kubrick - La biografia |
Lindau, 1999 |
473 pagine, £. 40000 |
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V. LoBrutto |
Stanley Kubrick - L'uomo dietro la leggenda |
Il Castoro, 1999 |
570 pagine, £. 38000 |
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Strano caso di "doppio" letterario
in cui la presenza di due autori, che riferiscono pressoché le
stesse notizie, garantisce l'attendibilità delle notizie. Un Kubrick
raccontato per filo e per segno, magari l'ennesima beffa del regista stesso,
vertice perfetto del suo desiderio di controllo.
Una volta superati l'imbarazzo o la diffidenza che reca in sé
il termine "genio", ancor più se ad esso si accompagna
l'attributo "cinematografico" (e Kubrick dimostra di esserlo
a pieno titolo), ci si può domandare se abbia senso parlare della
vita del regista come di un 'a parte' rispetto all'opera, poiché
essere Stanley Kubrick ha significato dedizione totale nel costruire cinema,
orizzontalmente e verticalmente, in ogni attimo che non fosse dominato
dal sonno o da qualche telefonata transoceanica.
A vantaggio dei due biografi c'è una cosa certa: il genio e' morto,
non può più filmare e quindi neanche vivere.
La morte è l'unica alterità davvero interessante, ma non
e' documentabile. L'eremitaggio di Kubrick - fisico, ma non comunicativo
(i film, le telefonate, il computer) - e il controllo esercitato su dichiarazioni
e interviste hanno fatto in modo che le informazioni fossero sufficienti
a soddisfare fans e curiosi, mantenendo allo stesso tempo un carattere
fuorviante. Leggere le azioni del regista è probabilmente molto
più complesso che individuarle e collocarle storicamente.
Baxter e Lo Brutto si crucciano di tali difficoltà e si vantano
di aver lottato contro esse; l'immagine del regista che viene a delinearsi
è molto simile: collerico, cattivo, scorretto, determinato, ossessivo
e, a volte, ma solo a volte, inspiegabilmente tenero. Stilisticamente
le biografie non sono l'una il clone dell'altra e, a parte alcune similitudini
d'impostazione (la scansione dei capitoli segue inevitabilmente la cadenza
dei film), di contenuti e di inevitabili mancanze (nessuna notizia sull'ultimo
lungometraggio), affrontano Kubrick con approcci diversi: Baxter un po'
più tagliente e diretto, facilmente digeribile, mentre Lo Brutto
scava a fondo e informa adeguatamente anche sull'infanzia e sul periodo
in qualità di fotografo per la rivista "Look", insieme
ad alcune interessanti digressioni come quella sulla moglie Christiane
e considerazioni su accorgimenti tecnici (gli obiettivi, per esempio).
Il materiale fotografico è scarso in ambedue, benché sia
più intrigante quello nell'edizione de Il Castoro.
Se da una parte Baxter è più essenziale, dall'altra Lo
Brutto vanta una maggiore completezza, anche se questa tende a ripercuotersi
sull'eccessiva lunghezza che conferisce un carattere un poco dispersivo.
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