Joe D'Amato Horror Festival 2005
Jesus Franco
di Mario Bucci e Stefano Reggiardo
Incontriamo il regista spagnolo nella tenda
allestita di fronte al cinema Kinodessè, sotto le cui
pareti bianche, macchiate di sangue, i ragazzi del "Nido
del cuculo" hanno organizzato una comoda postazione composta
di tavolini attorno ai quali conoscersi e discutere, un piccolo
mercato ricco di "memorabilia" (dai dvd d'importazione
ai gadgets della quarta edizione del festival), e dove
spesso hanno proposto variazioni sui temi della rassegna con
performance ed istallazioni.
Jesus è al tavolino in compagnia
della sua compagna Lina Romay (nome d'arte dell'attrice Rosa
Maria Almirall), la quale, per tutta la durata dell'intervista,
non proferirà parola, sorridendo alle battute del marito
e lasciando che sia lui solo a catalizzare l'attenzione delle
nostre domande. Jesus ha scelto di concedere l'intervista sotto
questa tenda perché gli è permesso di fumare liberamente
ed, infatti, quando ci accomodiamo al tavolo con lui, è
già intento a finire la prima cicca. Ha un cappellino
sportivo sulla testa, l'età di chi ha vissuto e un'energia
che all'apparenza sembra mancare, ma che esplode nella voglia
di raccontare e raccontarsi. È cambiato molto, esteticamente
(ricordando i film nei quali egli stesso partecipava come attore),
ma conserva il fascino dell'uomo che ne ha fatte e viste di
tutti i colori. Ha un divertente pizzetto bianco del quale sembra
curarsi poco, pochi denti in bocca ormai, ma una luce che passa
dai suoi occhi che è assolutamente contagiosa. Se avevo
dei sogni nel cassetto, quello di incontrare Jesus Franco era
uno di questi e grazie al JDAHF si è avverato.
A differenza della maggior parte dei
giornalisti accorsi a Livorno richiamati dalla sua partecipazione,
noi di Effettonotte non siamo particolarmente "dediti"
al cinema di genere, ma riconoscendo l'importanza della sua
carriera nel panorama cinematografico vorremmo dare la possibilità
a quei lettori che non la conoscono di avere una completa immagine
di lei e del suo cinema…se la sente allora di parlare di quando
ha cominciato?
La mia carriera è incominciata
quando ero bambino, mi piaceva il cinema…mi piaceva il cinema
perché volevo farlo…tutti i bambini giocavano con le
spade e altre cose, mentre io giravo con una scatola di legno
che sembrava una cinepresa…io volevo fare il regista, anche
quando avevo dieci anni nella mia testa era chiaro che volessi
fare il regista.
Quale è stato il film dopo il
quale lei è uscito dalla sala e ha deciso che voleva
fare il regista?
Non c'è stato un film solo, ma
parecchi film…anzi, forse sì, uno che io ho visto quando
ero bambino, è stato "La corona di ferro".
Uno dei primi film fantasy del cinema…
Sì, di Alessandro Blasetti…un
film meraviglioso…e penso che quel film abbia aperto la strada
a tutto quel genere come adesso è "Il signore degli
anelli", e non voglio dire che questo è una copia
de "La corona di ferro" ma che senza di quello "Il
signore degli anelli" non ci poteva essere.
Lei è un regista decisamente
trasversale. Tranne il western, lei ha diretto film di qualsiasi
genere, ma come regista e come spettatore quale preferisce?
A me piace tutto il cinema, anche il
cinema che non ho voglia di fare…mi piacciono molto i film intellettuali,
ma non per girarli, perchè il cinema per me deve essere
aperto, cercare cose nuove e non essere stanco di un genere,
di due generi…adesso poi stiamo andando verso la globalizzazione
dei generi…
Lei è anche un musicista, tastierista
se non ricordo male e di jazz…
Sì…
Per lei quindi viene prima il jazz o
il cinema?
Per me sono due cose diverse, è
come se il cinema fosse mia moglie e il jazz la mia amante.
Tornando al cinema allora, preferisce
girare in interno o in esterno?
Dipende, lo studio deve essere molto
buono ed è sicuramente più comodo, più
tranquillo, ma quasi mai abbiamo dei set così belli come
la realtà e quindi io preferisco i set naturali.
Guardando il suo cinema mi viene voglia
di domandarle se amore e morte sono davvero così vicini
o se si tratta soltanto di un ottimo espediente letterario per
raccontare delle buone storie?
Amore e morte non direi, ma amore e
dramma, amore e tragedia, è un genere che ho fatto tante
volte, ma anche l'erotismo…tutto insieme.
Ma quello che le chiedo è se
per lei anche nella vita le cose vanno così…
Ma certo, nella vita intendo io…molta
gente pensa "ah quello fa film erotici!" e allora?
Come sono nato? Tutti noi nasciamo così…e io sono nato
perché mio padre ha avuto il piacere di fare l'amore
con mia madre…
Sempre vedendo i suoi film mi sono accorto
che da "Il diabolico dottor Satana" (1961), con la
figura del conte Orloff, lei affronta il tema del controllo
delle coscienze, riprendendo un po' lo spunto de "Il Gabinetto
del dottor Caligari" (1919)…è un tema che scelse
perché lavorava sotto la dittatura franchista o si tratta
anche questo di un ottimo espediente letterario?
Sicuramente per la prima cosa che hai
detto…per noi non era facile far vedere e dire le cose, non
dovevamo parlare mai chiaro, ma sperando che il pubblico intelligente
percepisse le cose…parlavamo di dittatura, ma loro (riferendosi
al governo) non dovevano capire che parlavamo di queste cose…io
ho avuto tanti problemi con la censura…già al quarto
film ho deciso di andar via, e sono partito…Io avevo dei progetti
e delle possibilità enormi per fare dei film che si dicono
seri, ma dopo aver fatto un passaggio sotto la censura di quel
tempo non era più un film serio, diventavano degli scherzi
cattivi perché bisognava raccontare le cose come loro
volevano…ed io questo non l'ho mai fatto.
Lei è uno di quei registi che
ha scelto di lavorare spesso con la propria compagna, Lina Romay…quanto
l'ha aiutata questa scelta?
In tutto mi ha aiutato, è stata
la mia aiuto regista, è stata la mia attrice, è
tuttora attrice…ed è bravissima perché la sua
carriera d'attrice ha raggiunto una maturità che non
aveva, per esempio, quando abbiamo fatto "La contessa nera"
(1973)…all'epoca lei era una bambina e adesso invece sa recitare
molto bene.
Quando un'immagine è completa?
Quando cioè lei nel comporre un'immagine dice "Ecco,
adesso è bella!"?
Ci sono delle regole, come la "regola
d'oro" di Luca Pacioli che è la base! Ma a me non
piace tanto mettere la figura al centro dell'immagine come i
classici francesi, io preferisco piazzare la figura di lato,
nella quarta parte dell'inquadratura e non mi piace lasciare
il resto del quadro vuoto, mi piace equilibrarlo, ma in maniera
moderna…questo è un principio stupido poi, perché
tante volte si cambia anche.
A lei piace molto fare delle riprese
di quinta dei corpi con l'angolatura dal basso…è per
esigenze di scena, perché manca spazio, o è un
suo gusto personale?
In realtà si tratta dell'influenza
di Orson Welles soprattutto…che mi piaceva quando ho visto il
primo film, "Quarto potere"…mannaggia, che forza quelle
inquadrature, che bellezza!
Per lei Orson Welles è davvero
il numero uno?
Uno dei numeri uno, ma per me non c'è
un numero uno.
E qual è per lei il numero uno
italiano, Lucio Fulci?
No, mi piace ma…
Mario Bava?
Sì, Bava per me sì…
Ieri il pubblico le ha fatto un lungo
elenco di registi di genere per scoprire qual'era uno dei suoi
preferiti, ma ci siamo dimenticati tutti di Roger Corman…
Corman è un bravo regista, ma
lui non vuole fare più la regia, e non gli piaceva così
tanto il cinema per continuare a fare la regia.
Eppure ha fatto uscire dalla sua Factory
tanti registi, io credevo che gli piacesse il cinema.
Sì, il cinema gli piace, io lo
conosco Corman, è un uomo molto in gamba, molto intelligente,
ma ha perso il piacere di girare…io credo che lui non lo riconosca,
ma ha perso davvero il piacere di girare…lui potrebbe fare un
film ogni mese, perché è ricco, è libero
e ha tutti i soldi che servono per fare un film, ma non ha più
tanta voglia adesso.
Come mai tra i registi della sua generazione
lei è l'unico che è stato rivalutato nel panorama
del cinema di genere mentre tutti gli altri suoi colleghi spagnoli
sono caduti in una sorta d'oblio, forse proprio per questa voglia
di girare?
Sì, credo che sia soltanto per
questo…io ne ho bisogno, non credo che sia solo una questione
di volerlo o non volerlo, io ho bisogno di fare cinema per vivere,
per me è una necessità, come mangiare!
Abbiamo rivisto durante la rassegna
a lei dedicata quella scena nel film "Delirium" (1967)
in cui una coppia fa sesso e la macchina da presa li riprende
da dietro una vasca di pesci…un classico esempio d'immagine
di un cinema pop, psichedelico cui lei ha molto contribuito.
Volevamo domandarle se si è trattato di un'esigenza di
censura per non far vedere i corpi o di una scelta dettata dal
suo gusto personale?
È stata una mia scelta perché
a me piace creare un raccordo tra una coppia che fa l'amore
e la natura che sta intorno.
Cambiamo un po' argomento…la Chiesa
sta tornando di nuovo forte secondo lei?
Oh sì! Sta tornando a fare la
merda e questo è molto negativo per l'arte, perché
ogni cosa che è proibita è terribile. In Spagna
adesso per esempio non c'è una censura come prima, ma
esiste…ed è in testa!
Ne approfitto per domandarle di Alex
de la Iglesia allora, che mi sembra l'unico regista ancora bizzarro
in Spagna
Alex è un personaggio…ci sono
alcuni suoi film che mi piacciono, i primi due…"Action
mutante" (1992) e "El dia de la bestia" (1995)…ma
gli ultimi film non mi piacciono per niente…il problema con
Alex, e di tutti i nuovi registi spagnoli, è che hanno
la vita troppo facile!
Beh, non sono nati sotto la dittatura…
Ma io non voglio dire questo, parlo
a livello di produzione…diventano pazzi! Hanno tutti i mezzi
e si prendono sei mesi per girare un piccolo film…è per
questo allora che per me quello che si chiama cinema di serie
B è il cinema vero.
La prima cosa che fa quando arriva sul
set?
Io arrivo e la prima cosa è cercare
dove devo girare, dove devo mettere la macchina da presa e così
organizzo il primo piano…ma subito! Io sono stato aiuto-regista
di alcuni che si prendevano mezza giornata per arrivare a capire
dove dovevano mettere la macchina da presa…no, io la lezione
la conosco, poi non so se verrà bene o male, ma so quello
che devo fare.
Tornando alla sua carriera, c'è
"Allarme a Scotland Yard: sei omicidi senza assassino"
(1971) che è un film strano…
Sì, stranissimo.
…un poliziesco girato quasi tutto con
il grandangolo…come le è venuto in mente?
È tratto da un romanzo di Edgard
Wallace, uno che a me piaceva molto, anche quando ero bambino
io leggevo Edgard Wallace, lui ha scritto 500 romanzi e mi piaceva
questa mistura del poliziesco con l'orrore…ma è un film
che non ha avuto fortuna e la produzione non era mica male.
Parlando allora di letteratura…Lovercraft,
Poe o De Sade, dove inizia il cinema di Jesus Franco?
De Sade, De Sade…è un genio della
letteratura, che è stato proibito per parecchie ragioni
che conosciamo, ma come scrittore è grandissimo. Prima
di tutto, prima di parlare del sadismo, di quello che ha fatto,
lui ha prima di tutto scritto, ed è meraviglioso.
Cos'è che più ha influenzato
il suo cinema, la musica, la letteratura, la pittura?
Tutto, tutto…la musica, la letteratura,
la pittura…
Ma c'è qualche pittore in particolare?
Chiaro!
Forse quel Pablo Dalì al quale
si riferiva ieri in sala? (quando gli hanno chiesto chi preferiva
tra Pablo Picasso e Salvador Dalì)
Sicuramente sia uno che l'altro hanno
avuto influenza sul mio cinema, loro hanno fatto dei lavori
meravigliosi, ma sono così meravigliosi che non si possono
fare inquadrature pensando a loro, perché non ci si arriva
mai…mi piace molto invece la pittura italiana rinascimentale,
che a me pare formidabile.
Con tutti i suoi lati decadenti…
…ed è proprio quello che mi piace,
la decadenza.
Lei ha lavorato con tanti attori ed
ha spogliato tante attrici…c'è qualcuno in particolare
per il quale mostra il rimpianto di non averci lavorato?
Tantissimi…
E il rimpianto invece per qualche attore
che ha diretto e che non le ha dato quello che voleva?
In generale no, e per una ragione, perché
io ho incominciato la mia carriera come attore e mi considero
allora un regista che sa stare dall'altro lato della macchina
da presa e così gli attori hanno fiducia in quello che
io faccio…perché gli attori sono persone molto particolari,
pensano tante volte che il regista li voglia distruggere o si
lasciano prendere dalla gelosia, ma nel mio caso no, con me
credo che il rapporto sia più naturale, anche con attori
che hanno la reputazione di far casino, come Klaus Kinski, io
non ho mai avuto un litigio, non ho mai avuto un problema.
Abbiamo visto che nel film "99
donne" (1968) è accreditato al montaggio il regista
Bruno Mattei…ha anche recitato nel suo film?
Se ha fatto anche l'attore non lo ricordo,
e questo vuol dire che al massimo ha fatto solo una piccola
parte.
Dove si mette la macchina da presa in
un film erotico, in un thriller ed in un horror, a che altezza?
L'altezza in un film erotico è
dove il corpo delle ragazze è più bello, qualche
volta è più alto e qualche volta è più
basso…è stupido fare un'inquadratura dove il corpo delle
attrici o degli attori sono sprecati…
…e nell'horror, meglio un'inquadratura
alta per schiacciare, bassa per…
In generale a me piace la macchina da
presa bassa come Orson Welles, o come Robert Siodmak che è
stato l'altro mio grande maestro.