A Great Fortune: Giampaolo Sodano, Alberto Molinari, Francesco Cabras
Sarà presentata in anteprima nazionale il 15 novembre '02 durante la XX edizione del Torino Film Festival la docufiction Una Grande Fortuna per la regia di Francesco Cabras e Alberto Molinari.
Il documentario quasi musicale che si dipana su una traccia di finzione rappresenta un viaggio alla scoperta del Piemonte e delle sue ricchezze ambientali, culturali, artistiche ed enogastronomiche.
Matt (Matthew Marston) è un cantautore americano di poco più di trent'anni, quasi un moderno cow-boy dallo stile dandy e un po' europeo che giunge dagli Stati Uniti a Torino per incontrare un notaio che gli legge il testamento dello zio recentemente scomparso. Matt riceve in eredità una grande fortuna non meglio specificata scoprendo che, prima di aver diritto alla successione dei beni, dovrà passare un periodo a visitare, senza soldi in tasca, i luoghi in cui lo zio è stato e che gli sono stati cari tutta la vita. Qui inizia il viaggio avventuroso e surreale di Matt percorrendo il Piemonte in lungo e in largo e facendo molti incontri significativi per sé e per la comprensione di quella terra. Giunto il momento della lettura del testamento il notaio comunicherà all'americano che l'eredità non consiste esattamente in ciò che lui si aspettava...
Il paesaggio – dichiara Giampaolo Sodano Presidente della Eagle Pictures - è (anche) un canovaccio di memorie e sapori, di culture e colture. Un paesaggio può essere un archivio di valori e prodotti, può essere un patrimonio di immagini e contenuti. Non è facile immaginare il cinema senza "paesaggio". E il cinema, si sa, può svelare, affinare, 'mostrare' un territorio, può essere un testimonial molto persuasivo. Anche da qui siamo partiti pensando il format multimediale Eagle flies to Piemonte (voluto dalla Eagle Pictures, dall'Enoteca del Piemonte, con il patrocinio ed il sostegno della Regione Piemonte, con la collaborazione del Distretto Turistico dei Laghi, in associazione con Film Commission Torino-Piemonte, con la partnership produttiva di Filmax-Spagna, Future Film-Gran Bretagna, e RaiCinema), che è focalizzato sulle risorse ambientali, architettoniche, culturali, agroalimentari di una regione. Una Grande Fortuna è il primo passo. E' anche la dimostrazione che un documentario può diventare film e che il progetto di raccontare una regione può trasformarsi in una storia fantastica. Il viaggio piemontese di Matt, il protagonista, è un modo per far conoscere il Piemonte, forse per raccontarlo agli stessi piemontesi, come fosse una favola...
Il Piemonte è dunque il protagonista di questa produzione che, come commenta Francesco Cabras, uno dei registi, si basa su un'idea narrativa molto semplice: l'eredità e il viaggio esistenziale on the road che porta alla scoperta di luoghi sconosciuti ma anche di se stessi. La struttura è semplice: parlano le immagini e le suggestioni della musica.
Un percorso conoscitivo interiore e ambientale che si dipana in un alternarsi di ritmi dilatati e sincopati come in un videoclip – continua Cabras – seguendo due registri principali: quello di volersi posizionare stilisticamente, improvvisando, sulla scia delle ultime produzioni europee che seguono il caso del dogma e quello più cinematografico rivolto al tentativo di armonizzare i momenti lenti con quelli di grande movimento dal tono surreale, visionario, da sogno.
Le immagini e la struttura narrativa della docufiction si sovrappongono in un incastro onirico e visionario rivolto alla rivelazione di un luogo ricco di emozioni e sapori. Per assecondare questa scelta, il film è stato girato 'in divenire', sulla base di una sceneggiatura, ma sostanzialmente e ripetutamente contaminato dall'estemporaneità del reale viaggio effettuato dalla troupe per circa venti giorni attraverso il Piemonte durante lo scorso mese di ottobre. Alcuni dei personaggi della storia sono attori veri, ma la maggior parte delle partecipazioni risultano fortuite. La scelta di realizzare le riprese improvvisando ripetutamente discosta la docufiction dal film ma anche dal documentario puro e prettamente didattico conferendo al nostro lavoro – affermano i registi Cabras e Alberto Molinari - una chiave di lettura più interessante che ci ha consentito, nonostante la realizzazione di alcuni sopralluoghi, di scoprire e coinvolgere le persone spontaneamente, cogliendole di sorpresa e utilizzando il meglio delle loro interpretazioni senza seguire una scaletta di argomentazioni prefissata. Il risultato finale rappresenta un'interessante commistione a metà tra il musical, il documentario e il film che ha come protagonista assoluto il Piemonte senza per questo consentire alla regione di essere totalmente identificabile né al prodotto di assumere un tono didascalico.
Il viaggio di Matt attraverso il territorio piemontese si dipana da nord a sud toccando luoghi diversi (dal Lago Maggiore, alle Langhe, dalle risaie al Monferrato) e offrendo allo spettatore uno spaccato di immagini, suoni ed emozioni raccolte in una produzione meno etichettabile e definibile – aggiunge Cabras - di quanto volevamo che fosse. Una Grande Fortuna è un'opera poco definibile che ha una fotografia da oscar e una colonna sonora da kolossal pur rimanendo un documentario girato sul campo.
Dello stesso parere anche Alberto Molinari: Il Piemonte, che in parte conoscevo, mi ha dato con queste riprese emozioni e sensazioni molto forti: è una terra di grande richiamo che dona una luce speciale, spettacolare ai propri ambienti anche quando c'è la nebbia risultando molto stimolante dal punto di vista fotografico e narrativo. A lui la richiesta di illustrare il perché della scelta di girare in digitale, che caratterizza la realizzazione dell'opera, anche alla luce di un recente premio come miglior fotografia che Ganga (la casa di produzione fondata dai due registi nel 1999) ha vinto presso il Cinema Fandango di Roma presentando un videoclip girato completamente in digitale.
Sono quattro anni che lavoriamo e sperimentiamo questa tecnica – dichiara Molinari – e posso dire che, come testimonia il premio assegnatoci, ne facciamo un uso diverso da quello che si vede in giro e che è spesso ricollegabile ad una produzione di scarsa qualità. Il pregio di girare in digitale, come abbiamo riscontrato anche con la docufiction, è infatti quello di garantire proprio la libertà di ripresa affiancandola ad una qualità del tutto eguagliabile a quella della pellicola.
Di particolare rilievo la colonna sonora del film: elemento portante dell'intera vicenda narrata, è stata composta, arrangiata e diretta dal maestro Alessandro Molinari, che per l'esecuzione si è avvalso della preziosa collaborazione dell'Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte. Uno dei temi è stato composto da Alberto Molinari, e le due canzoni (I'm rich, Una grande fortuna), scritte e interpretate dal protagonista, sono state orchestrate dall'arrangiatore Mario Raja. Giorgio Conte ha rielaborato e cantato una sua canzone, mentre gli altri interventi musicali sono dei Trelilu e di Silvio Orlandi. La registrazione della colonna sonora è stata realizzata da Renato Campaiola e Mario Bertodo della SMC al Teatro Giocosa di Ivrea. Nell'arco di tutto il documentario la Corale di Rodello ha scandito, come un improbabile e ironico Coro Greco, i momenti salienti della storia.
Tra i prossimi progetti a cui sta lavorando Ganga si segnalano: un documentario sugli Asir (tribù del sud Arabia) e la realizzazione di un film tratto da "I fannulloni", il racconto di Marco Lodoli di cui Fellini aveva comprato i diritti numerosi anni fa.