Speciale NUOVO CINEMA GIAPPONESE
L’universo esploso di Kurosawa Kiyoshi [al centro dell’universo]
di Giacomo Calorio
Mamiya, il cattivo di Cure [1997], durante l'incontro con la dottoressa, dice: «il mio interno è vuoto». Quando Yabuike, il poliziotto di Charisma [1999], fa esplodere il secondo Charisma, il suo interno è cavo, contiene solo un piccolo germoglio; potrebbe essere un altro Charisma ma nulla ce lo assicura. Questi due episodi ben evidenziano come Mamiya e Charisma siano speculari: esseri vuoti che fungono da contenitori; Mamiya è privo di memoria, sa tutto di ciò che è esterno ma non ha una coscienza del Sé, mentre del Charisma abbiamo poche nozioni confuse a tratti clamorosamente smentite. Questa mancanza di un'identità permette agli individui o ai gruppi che li circondano di riempirli di sé ed elevarli a fulcro della società come vasi contenenti i loro ideali. Per dirla alla Laozi, «è dove non c'è nulla che sta l'utilità del recipiente». Abbiamo così una società di elementi smarriti in cerca di un centro attorno a cui gravitare.
Ma è un centro vuoto: grande potenza mai in atto, che può rivelarsi instabile e pericolosa. Interessante notare come questo ruolo trovi un corrispettivo, nella società giapponese, nella figura dell'Imperatore. Secondo Takeo Doi, autore del testo Anatomia della dipendenza, che tratta del ruolo dell'amae [una sorta di senso di dipendenza o di pretesa di indulgenza], l'Imperatore è una figura che, pur restando l'elemento più importante della gerarchia, dipende sostanzialmente da tutti e si aspetta che quanti lo circondano si occupino di ogni cosa, come un bambino. Allo stesso modo Mamiya attrae a sé gli altri ma dipende da loro, e il Charisma è addirittura descritto dalla dottoressa come un trascinatore di folle, ma bisognoso di continue cure. In virtù della loro dedizione a questo simbolo sacro tutti si aspettano l'assoluzione da ogni efferatezza. Contando su un'indulgenza sicura, i gruppi diventano fazioni in lotta [Charisma] e i singoli si rivoltano l'uno contro l'altro [Cure]. Anche Yutaka, in License to Live [Ningen Gokaku, 1999], è un fulcro sostanzialmente vuoto, in quanto gli mancano dieci anni di vita e ricordi, ma si distingue da Mamiya e Charisma perché, se con il coma ha permesso la disgregazione della famiglia, al suo risveglio cerca di riportarne l'ordine.
Il ruolo del personaggio che riporta l'ordine è il terzo polo chiave di Kurosawa, considerando gli altri due come il fulcro e la società. Nella circonferenza creata da questo punto focale e dalla società che vi sta intorno, l'elemento ordinatore [interpretato in Cure e Charisma da Yakusho Koji] vaga all'interno del cerchio come un satellite, l'unico ad entrare in stretto contatto con l'essere vacuo tanto da identificarvisi [«Tu sei Charisma»]. E' un personaggio liminale, ma è anche colui che i margini li varca, che passa da un gruppo all'altro senza appartenervi; esemplare il personaggio di Yabuike in Charisma, che afferma di non stare dalla parte di nessuno, il suo scopo è quello di salvare tutti gli elementi possibili [«volevo salvarli tutti e due», dice all'inizio] e creare un'armonia e un ordine che hanno qualcosa di utopico ed eroico se rapportati ai vari messaggi visuali che affiorano dal film: paesaggi desertici, interni-prigione, suoni diegetici tanto soffocanti da sembrare extra-diegetici e musiche indifferenti alla desolazione della vicenda rappresentata.
Questo elemento ordinatore sembra aver ricevuto il suo mandato dalla società stessa: tutti gli occhi sono puntati su di lui, tutti si chiedono che cosa farà, nessuno lo contrasta veramente. Ma le sue azioni sono opache come il film stesso e spesso sembrano del tutto immotivate [emerge qui la visione della realtà di Kurosawa: una somma di effetti di cui si ignorano le cause]. Questa sorta di eroe appare come ipnotizzato, più esplicitamente in Cure, ma anche in Charisma, dove Yabuike sembra stregato dalla frase che gli viene consegnata all'inizio: «Ripristina le regole del mondo».
In License to live questo ruolo dapprima sembra di nuovo di Yakusho Koji, ma il suo personaggio si farà da parte per lasciare spazio a Yutaka, che mostra evidenti punti di contatto sia con Mamiya [onnisciente, ma volontariamente inconoscibile: dice al padre «non chiedermi», così come Mamiya diceva «non guardarmi»] che con Yabuike, per l'imperscrutabile maniera in cui cerca di attuare il suo utopico sogno d'armonia familiare. Ma un fulcro vuoto non può durare e l'illusione dell'eroe è destinata a fallire. L'apocalisse è dietro l'angolo, preannunciata da lievi terremoti, città in fiamme, luoghi che diventano discariche.
Il detective di Cure resterà travolto dall'ostinato tentativo di entrare nel vuoto della mente di Mamiya e diventerà parte del ciclico svilupparsi del male; Yabuike assisterà alla follia della guerra tra fazioni attorno a un albero cavo, mentre altrove, nella società degli uomini, la guerra sembra ancora più seria. Più triste sorte toccherà a Yutaka, che passa direttamente dal letto alla bara: tutto ciò che c'è in mezzo è vana illusione.