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Il concorso della cinquantasettesima
edizione del Festival di Venezia è stato segnato dalla presenza
di opere che hanno tradito le aspettative della critica e del pubblico.
È questo il caso di Dr T and the women, di The man who
cried, di Palavra e utopia i cui rispettivi registi sono generalmente
garanzia di qualità. Infatti il "microcosmo ginecologico"
di Altman stupisce per la superficialità e per una chiusura ambigua
(è poco apprezzabile anche il misterioso comunicato stampa nel
quale si richiedeva ai giornalisti di non rivelarla).
Al contrario Sally Potter propone un melodramma ambientato nella Parigi
occupata dai nazisti in cui l'unica cosa veramente buona è un (sempre)
eccellente Turturro che parla italiano. De Oliveira mette in scena la
storia vera del prete missionario Antonio Vieira, la cui indubbia forza
emotiva viene sabotata da una lentezza estranea al regista stesso.
E ancora deludono film come Seom del coreano Kim Ki-Duk, la cui
provocante analisi del rapporto tra i sessi si rivela fine a se stessa,
rimandando troppo esplicitamente al bergmaniano Sussurri e grida;
o come il portoghese O fantasma di Joao Pedro Rodrigues che, puntando
sulla provocazione, riesce a malapena a regalare una buona citazione dei
famosi Vampiri di Feuillaude.
Di ben altro valore sono, mettendo da parte i film che hanno ricevuto
i massimi riconoscimenti, Freedom di Sharunas Bartas, che descrive
l'agghiacciante morte di alcuni trafficanti con un linguaggio dominato
dal silenzio e dalla poesia; e La virgen de los sicarios, il film
di Schroeder molto criticato per la sua crudezza, in cui la storia d'amore
tra un giovane sicario e uno scrittore colombiano tornato da poco a Medellin,
è calata in un'atmosfera senza speranza, irriverente e blasfema.
Un'altra singolarità di questa edizione è stata la presenza
di ben quattro film italiani in concorso. Salvatores, Giordana, Mazzacurati
e Chiesa sono stati i rappresentanti del nostro paese ed hanno riscosso
un discreto riscontro. Nelle loro opere è evidente il tentativo
di creare finalmente un prodotto di qualità che possa essere in
qualche modo competitivo nei confronti dei prodotti esteri. Se tuttavia
questo obiettivo non è stato completamente raggiunto, la strada
da intraprendere è stata tracciata.
Sempre stimolanti e ricchi di nuove proposte sono le sezioni Sogni e visioni
e Cinema del presente. In esse passano come comete opere ugualmente luminose.
Basta citare pellicole come l'esplosivo Time and Tide di Tsui Hark,
What lies beneath di Zemeckis, che dirige un film quasi perfetto
non fosse per un finale banale e inflazionato, Estate romana di
Garrone, una commedia dai toni morettiani la cui riuscita è dovuta
anche alla buona prova degli interpreti, il visionario Possible Worlds
di Lepage, il destrutturante Memento di Christopher Nolan, Otesanek
di Jan Svankmajer, il quale, parafrasando una fiaba ceca, crea un horror
dai risvolti grotteschi.
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