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Giunto al suo sessantaseiesimo
anno d'età, il Mifed coi suoi 478 film ha la fissazione
di profanare i palinsesti monodimensionali dei festival. Se le ultime
edizioni di Venezia e del Torinofilmfest hanno tratto linfa vitale dalla
partecipazione virtuale e fisica di Stanley Kubrick e John Carpenter,
il Mercato del cinema e dell'Audiovisivo non propone solo le "premieres"
dei grandi sconfitti all'ultimo Cannes come Una storia vera di
Lynch e Ghost dog di Jarmush, ma rappresenta la cruda realtà
dei film e degli autori destinati solo all'home video e alla tv satellitare.
E in una scenografia che più fieristica non
potrebbe essere, le '(e)motion pictures' veramente artistiche s'insinuano
con grazia impercettibile. E intenzioni come quelle di Johnny To risultano
chiare fin dall'inizio, anche se i suoi film vengono visti da pochi eletti.
Nella speranza così che il ladro moribondo e il poliziotto ipocondriaco
del nuovo Running out of time non facciano nei nostri listini la
fine dell'immenso A hero never dies, pellicola che ha dato ulteriore
lustro allo scorso Far East Film di Udine, auspichiamo di far vedere Bullets
over summer di Wilson Yp Waisun a quelli che pensano a Lock &
Stock di Guy Ritchie come il genuino ritorno del noir corale, con
tanto di perdenti radicati in suburbia. Nel frattempo ci auguriamo che
il thriller politico passionale Forever mine, con Joseph Fiennes
e Ray Liotta, ennesima perla di saggezza del teorico Paul Schrader, non
debba attendere l'Oscar per l'uscita, come è accaduto al precedente
The Affliction, tenuto in naftalina per due anni.
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