Mifed 66
di Fabio Zanello
Giunto al suo sessantaseiesimo anno d'età, il Mifed coi suoi 478 film ha la fissazione di profanare i palinsesti monodimensionali dei festival. Se le ultime edizioni di Venezia e del Torinofilmfest hanno tratto linfa vitale dalla partecipazione virtuale e fisica di Stanley Kubrick e John Carpenter, il Mercato del cinema e dell'Audiovisivo non propone solo le "premieres" dei grandi sconfitti all'ultimo Cannes come Una storia vera di Lynch e Ghost dog di Jarmush, ma rappresenta la cruda realtà dei film e degli autori destinati solo all'home video e alla tv satellitare.
E in una scenografia che più fieristica non potrebbe essere, le '(e)motion pictures' veramente artistiche s'insinuano con grazia impercettibile. E intenzioni come quelle di Johnny To risultano chiare fin dall'inizio, anche se i suoi film vengono visti da pochi eletti. Nella speranza così che il ladro moribondo e il poliziotto ipocondriaco del nuovo Running out of time non facciano nei nostri listini la fine dell'immenso A hero never dies, pellicola che ha dato ulteriore lustro allo scorso Far East Film di Udine, auspichiamo di far vedere Bullets over summer di Wilson Yp Waisun a quelli che pensano a Lock & Stock di Guy Ritchie come il genuino ritorno del noir corale, con tanto di perdenti radicati in suburbia. Nel frattempo ci auguriamo che il thriller politico passionale Forever mine, con Joseph Fiennes e Ray Liotta, ennesima perla di saggezza del teorico Paul Schrader, non debba attendere l'Oscar per l'uscita, come è accaduto al precedente The Affliction, tenuto in naftalina per due anni.