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Trovare l'archetipo di un'entità così leggera come il cinema
equivale alle possibilità di un cilindro infinito: si può
tirare fuori di tutto. Il cinema portoghese è un cilindro
più piccolo, ma un infinito più piccolo resta sempre
un infinito. Vertigine, perdizione, surrealismo non sono che alcune
delle sue direzioni; Oliveira, Rocha, Monteiro, Reis, Botelho
non sono che i principali conduttori del filo che diventa cavo,
da tanto spessore è costretto a sostenere.
Il cinema portoghese - generalizzazione necessaria quanto pericolosa
- specie dopo la Rivoluzione del 1974, non va certo per il sottile.
Dalle tematiche alle forme esso si muove in un territorio di avanscoperta
incerto e ambiguo, forse per questo affascinante e pregno. Difficile
come la vita, tremendo come il dolore, magico come il senso, è
un flusso di immagini emotive, "accorate", lontane dalla
geometria e dalla fredda lucidità di altro cinema (ugualmente
importante). Il fascino di questa "realtà latina"
risiede forse nell'attrazione ravvicinata, nel darsi completamente
in primi piani caldi, per introdurre le varie gamme del sentimento
e dell'emozione, dal tiepido fino all'eccesso: il dramma della
policromia, della vastità della scelta si esprime tanto
nell'angoscia della totale solitudine dell'uomo di fronte a sè,
quanto nella più vasta angoscia del non senso, dell'allontanamento
dalla redenzione verso l'approdo al nulla.
Rappresentare
tutto ciò attraverso la narrazione è un ulteriore
dilemma dell'anima, un nuovo cilindro di scelte, ognuna delle
quali sorride di un colore indistinto che si scioglie nella sfumatura
vicina: il realismo si fonde con il surrealismo, la violenza con
il lirico, la volgarità con il poetico: forse sta in questo
mescolamento di registri e generi lo specifico della "portoghesità".
Il problema dell'ambiguità e dell'ironia risiede anche
nella capacità dello spettatore di riconoscerli e di seguirli;
quando questo meccanismo si inceppa il discorso cade, il colore
narrativo si presenta per quello che non è fino a diventare
cattiva retorica, elemento kitsch, effetto preconfezionato. Il
modo della narrazione è una risorsa centrale per non cadere
in questo vizio, ma paradossalmente ne è l'artefice principale:
la differenza nell'uso del registro, nei segnali inviati allo
spettatore può chiarire la natura del linguaggio ed il
suo intento: critico o viceversa aderente. Nel primo caso il distanziamento sottolinea uno scarto
tra la realtà mostrata e chi la mostra; nel secondo caso
l'istanza narrante aderisce come un guanto al rappresentato.
Molti
film portoghesi presentano il coraggio e insieme il limite dell'eccessiva
ambiguità, per cui a volte lo spettatore rischia di restare
sospeso tra il sospetto della falsa emozione e quello della critica
alla sua rappresentazione. La bellezza dell'ironico rimane tale
se affascina ed esorta l'intelligenza critica, se il sospetto
della banalità non assale continuamente lo spettatore,
come avviene invece nell'ultimo film di Oliveira (La lettera):
qui la bellezza dell'ambiguo annichilisce e lascia il posto a
una chiara mancanza di profondità e alla noia della storia.
Il giudizio soggettivo appena espresso esemplifica questo rischio
che altrove si regge meglio, come in Trafico di Botelho, che si
palesa come una lucida ed ironica scultura dell'uomo moderno,
tattile come molti film portoghesi: scolpisce i personaggi, gli
ambienti e, nello spettatore, tempera l'emozione dello sguardo
e della condivisione. Spesso questa scultura è più
tragicomica che comica, più straniante che armoniosa.
Dallo
straniamento-spaesamento nasce il senso del "nostos",
il tentativo di ritorno al perduto (o a quel che non si è
mai avuto, a quello che non si è mai stato...), il senso
dell'irrealizzabile, del superamento che porta a un identica condizione.
Il respiro di questo cinema, al di là delle rare esaltazioni
rivoluzionarie, è il respiro di un'aria tagliente, disincantata,
coraggiosa ma scettica,
battagliera ma stanca. Ossimori che si perdono e riprendono nella
strana magia del cappello che amano scambiarsi gli stregoni dell'Oceano
atlantico.
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