The Blair Witch Project
 
Documentario che diventa (finto) documento. Oggetto: il perdersi di tre studenti videoamatori in un bosco del Maryland, ma anche la loro progressiva caduta verso la follia e l'angoscia di non potersi liberare dalla presenza di un qualcosa che li segue e vuole far loro del male. Che il pericolo sia umano o diabolico (a patto che ne esista la differenza), l'unica certezza sta nell'inguardabilità di questo male oscuro.
Dopo un incipit solo apparentemente rassicurante (i preparativi del progetto, la partenza) e un momento centrale ben calibrato sui toni dell'attesa del disorientamento, della paura e del dubbio, il film si chiude col progressivo annientamento dei protagonisti. Un canovaccio quasi inesistente per una ricerca esoterico/antropologica frammentata (ad arte) e irregolare.
Immagini sconnesse, senza musiche a fare da collant, senza silenzi (perché le voci isteriche arrivano a coprirli), le ellissi del racconto coincidono con i tempi che intercorrono tra lo spegnere e il riaccendere la videocamera o la 16mm (i media tecnici in dotazione). A volte i due tipi di vedere (le due grane diverse) si accompagnano in successione, alternandosi, e ciò giocherà un ruolo di spicco nelle ultime agghiaccianti sequenze all'interno della casa. Già, perché nel bosco - chissà esattamente dove - c'è una casa che sui muri ha segni di piccole mani. Lì è la morte, lì è il castigo, lì è la strega. Lì è la visione diversa, perché a un certo punto a vedere non è nessuno dei tre giovani, nemmeno Joshua da tempo scomparso, da tempo urlante.
Questo il nero di THE BLAIR WITCH PROJECT.
THE BLAIR WITCH PROJECT
(Usa, 1999)
Regia
Daniel Myrick, Eduardo Sanchez
Sceneggiatura
Daniel Myrick, Eduardo Sanchez
Montaggio
Daniel Myrick, Eduardo Sanchez
Fotografia
Neal Fredericks
Musica
Tony Cora
Durata
87 min